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E le mie perle?

Le perle sono sempre state amate e usate con abbondanza dalle donne. Cleopatra possedeva due splendide perle a goccia, e ne sacrificò una per affascinare Marco Antonio; un’antica leggenda afferma che la perla superstite sia passata di mano in mano fino ad arrivare alla famiglia del principe russo Yussupof, che ne sarebbe tuttora in possesso.

Le perle erano il gioiello preferito di Elisabetta d’Inghilterra, non esiste ritratto in cui non compaia adorna di perle.

Anche i gentiluomini del suo tempo amavano adornarsene, il battagliero Sir Walter Raleigh compare in un famoso ritratto con una meravigliosa coppia di perle a goccia.

I milioni di perle coltivate, che arrivano sui mercati internazionali dal Giappone, dall’Australia e da Hong Kong, hanno diverse forme.

Una perla può avere un nucleo grosso e una perlagione sottile formata in due o tre anni di coltura, caso più frequente, oppure un nucleo piccolo e una perlagione notevole, frutto di sei o sette anni di coltura. Chiaramente nel primo caso la perla sarà più delicata e con un rischio maggiore di deterioramento.

Nel mediterraneo non esistono allevamenti di ostriche perlifere, quindi quelle provenienti dalle Baleari sono imitazioni. Le perle infatti vengono prodotte spalmando un impasto colloso madreperlaceo su un nucleo centrale. Il risultato è quasi confondibile con quelle coltivate, ma con un po’ di esperienza e buon occhio è possibile riconoscere i riflessi particolarmente iridescenti e l’assenza di piccole imperfezioni che la perla naturale presenta.

Precisando che qualche menda sarà sempre presente, ad esempio bollicine, asimmetria o irregolarità superficiali, più la perla è perfetta e maggiore sarà il suo valore.

Esistono poi perle particolarmente irregolari chiamate scaramazze o barocche, più bizzarre e con una bella iridescenza che ne compensa in parte i difetti. Sono più romantiche rispetto alla perla regolare, definita classica.

Le dimensioni sono molto rilevanti per determinare il valore delle perle: quelle più piccole hanno un diametro di 2 mm, arrivando a quelle più grosse e rare con un diametro dai 10 mm fino ai 13.

La bella perla ha un colore rosato e irraggia una particolare luminosità che sembra provenire dall’interno e le sfumature di colore sono numerosissime. Ne esistono anche di colore deciso: blu, grigio, verde e giallo oro. Le più comuni sono quelle grigie che spesso nei gioielli vengono unite alle bianche, formando un piacevole contrasto.

Una splendida rarità è la perla proveniente dal Mar dei Caraibi, di un rosa intenso, molto simile al corallo rosa, con una forma allungata e leggermente ovale.

Dai mari australiani invece provengono perle coltivate color bianco bluastro dai riflessi molto freddi, quasi metallici.

Quindi, come conservare queste meraviglie prodotte dalla natura?

A contatto con la pelle le perle diventano più rosee e si scaldano, acquistando luminosità. Si raccomanda infatti di non tenere le perle nel cassetto. L’effetto è ben visibile nelle parures, per esempio braccialetto e collana, identici all’acquisto, se indossata regolarmente solo la collana, dopo un paio di anni essa sarà nettamente più luminosa del bracciale.

Il modo migliore per conservare le proprie perle quindi è viverle, indossarle e pulirle periodicamente, strofinando ciascuna perla con un tessuto morbido e umido. Più raramente invece, quando il filo è un po’ sporco per l’uso, immergere la collana in acqua tiepida e sapone bianco puro, agitando lievemente il composto, quindi sciacquare e asciugare. Successivamente strofinare ciascuna perla con un velluto appena intinto in olio vegetale puro.

N.B. Quando invece il filo comincia ad allentarsi, è bene portare l’oggetto al proprio gioielliere per una reinfilatura: solitamente le perle vengono infilate con un nodino fra una perla e l’altra, per una maggiore sicurezza e rendere più elegante il gioiello con un maggior risalto per le singole perle.

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